2018
a cura di ugo giletta
Chiesa di Santa Maria del Monastero – Manta CN
Considerazioni sul lavoro di Alessia Clema.
Le ultime opere di Alessia Clema acquisiscono una importanza fondamentale per quanto riguarda l’approccio a un’esperienza estetica che supera la divisione tra opera e fruitore. L’identificazione del soggetto si riconosce in ambito estetico come istanza di mediazione tra sensibilità e intelletto: la parvenza di elementi figurativi descritti da tratti incisi sovrapposti e/o mescolati in uno sfondo etereo, costruito sapientemente da bianchi e svariate tonalità di grigi fino al quasi impercettibile indaco, ci conducono alla fruizione di un mondo tra il reale ed il sublime. Di fronte a queste immagini, il fruitore è in grado di leggere un universo in bilico tra l’immanenza (estetica) e la trascendenza dove il trascendere ci conduce alla necessità di riflessioni etiche. L’insieme delle sue opere appartiene ad una ritualità in cui si richiede l’annullamento del soggetto, “… la partecipazione rituale si trova anche in un primo stadio dell’esperienza estetica, che si determina nell’assunzione di un ruolo all’interno del chiuso mondo immaginario di un intreccio drammatico. Specifico dell’identificazione associativa nel dramma è che venga eliminato il fronteggiarsi dell’opera e dell’osservatore, dell’attore e dello spettatore, e che l’interprete venga portato nella condizione di esercitarsi, nelle forme della comunicazione, tramite l’assunzione e il riconoscimento di ruoli che valgano come aspettative di comportamento in grado di condizionare nuovamente la vita sociale.”
Ugo Giletta